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martedì 25 ottobre 2011

Apple, in libreria la biografia di Steve Jobs

NEW YORK - È uscita oggi negli Stati Uniti la prima biografia autorizzata di Steve Jobs. Il libro di 656 pagine, dal titolo Steve Jobs è il frutto di 40 interviste che il cofondatore di Apple ha concesso all'autore del libro Walter Isaacson, ex direttore di Cnn e di Time già autore, tra le altre, di biografie di Benjamin Franklin e Henry Kissinger e Albert Einstein. Edito da Simon&Schuster il libro è frutto della cooperazione di Jobs, che però non ha voluto avere nessun controllo sulla pubblicazione, né riservarsi il diritto di leggere la biografia prima dell'uscita nelle librerie.
Quando Isaacson finì di scrivere il libro, Jobs gli chiese se ci fossero delle cose che non gli sarebbero piaciute. Isaacson disse di sì, al che Jobs rispose: «Va bene, allora non lo leggerò appena uscirà, ma aspetterò almeno un anno e mezzo». Ma Jobs è morto il 5 ottobre, stroncato dal cancro, senza essere riuscito a leggere la sua biografia.
Ieri in un'intervista al programma 60 minutes in onda sulla rete Cbs, Isaacson ha anticipato parte del contenuto del libro e ha raccontato la sua nascita. L'idea della biografia era venuta a Jobs stesso che aveva incontrato Isaacson nel 2004. All'epoca l'autore rifiutò la proposta di Jobs, perché «non era ancora il momento», ma nel 2009, poco prima che Jobs fosse operato al fegato, ricevette una telefonata dalla moglie del fondatore di Apple, Laurene Powell, che lo avvertì: «Se vuoi scrivere un libro su Steve sarà meglio che tu lo faccia ora».
Dopo che nel 2004 gli era stato diagnosticato il cancro al pancreas, Jobs ha rimandato l'operazione per nove mesi, rifiutandosi di seguire il consiglio dei medici, per provare a trattare la malattia con una particolare dieta macrobiotica. «E' stata una decisione di cui si è rammaricato in seguito», ha raccontato Isaacson. «Quando ha finalmente deciso di farsi operare, il cancro si era già diffuso nei tessuti circostanti», ha detto lo scrittore che ha descritto Jobs come una figura «molto motivata, eccentrica e a volte crudele che negli ultimi anni di vita è diventata più riflessiva e fatalista».
Dopo aver scoperto di essere malato di cancro Jobs «non voleva più uscire o viaggiare per il mondo. Voleva solo concentrarsi sui prodotti di Apple. Sapeva che voleva realizzare l'iPhone e l'iPad e credo che gli sarebbe piaciuto conquistare la televisione», ha detto Isaacson.
Tra i vari episodi raccontati a Isaacson, il fondatore di Apple ha ricordato quando da bambino aveva chiesto in lacrime ai genitori adottivi perché i suoi genitori naturali lo avessero abbandonato. «No, non è così, siamo noi che ti abbiamo scelto specificatamente», gli risposero i genitori. «Da allora ho realizzato che non ero semplicemente stato abbandonato, ma che ero stato scelto, che ero speciale», raccontò Jobs al suo biografo. «E questa è la chiave per capire Steve Jobs», ha detto Isaacson.
Jobs è sempre stato un ribelle, come quando da ragazzo non amava farsi la doccia regolarmente e così i manager di Atari, la casa produttrice di videogiochi per cui Jobs lavorava nel 1974, avevano deciso di farlo lavorare durante i turni notturni, in modo che i colleghi non si lamentassero per «l'odore di Jobs».
Tra le altre stranezze di Jobs c'era quella di guidare la sua Mercedes senza targa perché «non gli piaceva che la gente lo potesse seguire».
Nel libro Isaacson ricorda quello che Steve Jobs gli disse sul tema dei soldi: «Non passò molto tempo prima che Apple divenne, almeno sulla carta, una miniera d'oro. Avevo 24 anni e la Apple valeva forse 50 milioni di dollari e io sapevo che non mi sarei più dovuto preoccupare dei soldi. Così sono passato dal non preoccuparmi dei soldi perché non ne avevo, a non preoccuparmene perché ne avevo troppi». Ma Jobs mantenne sempre i piedi per terra: «Ho visto molte persone qui alla Apple, specie dopo che ci siamo quotati in Borsa, come sono cambiate. Alcuni di loro hanno iniziato a comprare Rolls Royce, ville, a farsi fare interventi di chirurgia plastica. Ho visto queste persone, che erano persone molto semplici e carine, trasformarsi in persone molto bizzarre e lì mi sono fatto una promessa: non lascerò che questi soldi mi rovinino la vita».
Di fede buddista, l'approccio di Jobs alla religione è cambiato con la malattia. «Una volta nel giardino di casa sua ci eravamo messi a parlare di Dio», ha ricordato Isaacson. «A volte credo in Dio e a volte no. Credo che ci sia un 50 per cento di probabilità che esista», aveva detto Jobs, «ma da quando ho il cancro penso a Dio molto di più e credo di più. Forse è perché voglio credere in una vita dopo la morte, che quando una persona muore, non tutto sparisce».

Juve, parla Conte

TORINO - La Juve ha cambiato residenza, passando dal primo al terzo piano della classifica.  Antonio Conte non si nasconde, "siamo delusi: il cazzotto preso dal Genoa ci ha fatto male", e chiede maggiore intensità ai suoi ragazzi e ai tifosi bianconeri: "I nostri sostenitori devono incitarci fino all'ultimo minuto. Domani vogliamo una bolgia, ci servono l'affetto e la fiducia del nostro dodicesimo uomo in campo". I bianconeri se la vedranno con una Fiorentina altrettanto arrabbiata, anche lei reduce da un deludente 2-2 interno: "Sarà una partita molto tosta, contro una squadra che si difende bene e che può contare su giocatori che creano superiorità numerica, come Jovetic e Cerci". Niente turnover, "non ho giocatori logori o stressati", per ritrovare il passo perduto Conte schiererà "la migliore formazione possibile". Probabile impiego del 4-3-3, "un allenatore deve saper andare oltre il proprio credo tattico", con il recuperato Vidal in mediana insieme a Pirlo e Marchisio e con Matri centravanti supportato da Pepe e Vucinic. Quinta panchina consecutiva per Del Piero.

Antonio Conte fissa l'obiettivo stagionale ("sappiamo quanto conta a livello economico andare in Champions League, ma noi dobbiamo prima di tutto recuperare credibilità") e conferma la sua linea sul caso Del Piero: "Volete sapere se avrei fatto volentieri a meno dell'intervento di Agnelli? Ho grandissimo rispetto nei confronti di Ale che è stato un mio compagno
di mille battaglie. Insieme abbiamo gioito e pianto, ma le mie valutazioni devono essere esclusivamente di carattere tecnico: sarebbe offensivo pensare diversamente".

"VOGLIAMO UNA BOLGIA" -
"Il gol del Genoa ci ha fatto male - ammette Conte -. Sentivamo di avere la partita in pugno, forse è per questo che abbiamo smesso di pressare con intensità. Siamo delusi, perché avevamo la partita in pugno. Abbiamo preso un cazzotto che ci ha fatto male. Dobbiamo stare più sul pezzo: io, i miei calciatori e il dodicesimo uomo in campo. I nostri tifosi devono incitarci fino all'ultimo. Domani vogliamo una bolgia. Quella contro la Fiorentina sarà una partita molto tosta. Affrontiamo una squadra che si difende bene e che può contare su giocatori come Jovetic, Cerci, Gilardino e Vargas. Servirà grande attenzione, la classifica dei viola è bugiarda: contro Lazio e Catania avrebbero meritato di più".

"IL NOSTRO OBIETTIVO? RECUPERARE CREDIBILITA'" -
"L'obiettivo principale della Juve è recuperare credibilità agli occhi dei suoi tifosi  -  prosegue il tecnico bianconero -. Chiudere al primo, secondo, terzo, quarto o quinto posto è un fatto secondario, anche se sappiamo quanto conti a livello economico entrare in Champions League. Ribadisco: non dimentichiamoci gli ultimi due settimi posti, fare proclami sarebbe da pazzi. Non dobbiamo creare illusioni. Domani cercherò di mettere in campo la migliore formazione. Non avendo le coppe, non abbiamo giocatori logori o stressati".

"VIDAL DISPONIBILE, KRASIC E CHIELLINI PUNTI FERMI" - "Vidal è tornato a disposizione, oggi valuterò la possibilità di impiegarlo. Krasic e Chiellini in difficoltà? Tocca a me farli rendere al massimo. Sicuramente Milos in questo momento ha qualche problema. Lui e Giorgio sono due giocatori fondamentali, non posso metterli in discussione. Sarà mio compito fare un gran lavoro tecnico, tattico e psicologico: ho fatto il giocatore, so quanto è importante stare vicino ai ragazzi. A volte serve una parola buona, altre volte una cattiva: bisogna capire se usare il bastone o la carota. La Juve ha un problema con gli esterni? E' inutile negare l'evidenza, in estate siamo partiti con un sistema di gioco, ma Giaccherini è infortunato, Krasic è un po' in difficoltà, Elia si sta integrando... Un allenatore deve saper andare oltre al suo credo tattico.

"QUAGLIARELLA CI DARA' QUALITA', FIDUCIA A STORARI" - "Vucinic attaccante esterno? Stiamo valutando ogni soluzione  -  conclude Conte -, con la consapevolezza che ci vorrà grande equilibrio difensivo ed offensivo. Quagliarella viene da un brutto infortunio ai crociati, ma è un giocatore su cui punto. Fabio è una certezza, un giocatore che non si può mettere in discussione. Lui può farci fare il salto di qualità. Quando ritroverà il posto sarà un nostro punto fermo. Buffon, infine, sta facendo fisioterapia. Lui stesso mi dirà quando sarà pronto. Fino ad allora, ci affidiamo serenamente a Storari. Abbiamo grandissima fiducia in Marco, che è un portiere di livello nazionale".

lunedì 24 ottobre 2011

Aristotele Detective, giallo d'autore ambientato nell'Antica Grecia

Aristotele detective è un romanzo del 1978 di Margaret Doody.

La vicenda si svolge nel 330 a.C. in una Atene "decaduta" e sotto il controllo dei Macedoni. Il protagonista è Stefanos figlio di Nichiarco, giovane cittadino ateniese rimasto recentemente orfano di padre, e quindi a capo della sua famiglia. Grazie all'aiuto di Aristotele di Stagira, suo maestro al celebre Liceo, Stefanos scagiona il cugino Filemone dall'accusa di omicidio del ricco cittadino ateniese Boutades e scopre il vero colpevole. La lettura è molto interessante sia dal punto di vista della trama in sé che per le ricche descrizioni sugli usi e costumi della Atene classica, in un periodo storico in cui la potente polis non è più il centro del mondo Ellenico.
















Il dolore di Rossi: " Ma non mi ritiro"

ROMA - "Era come un fratello minore, duro in pista e dolce nella vita". Sono state queste le prime dichiarazioni di Valentino Rossi alla stampa dopo la notizia del decesso dell'amico Marco Simoncelli. Poi il pesarese si è dileguato, andando a scaricare la propria rabbia e il proprio dolore da qualche altra parte, lontano dalle telecamere e dai microfoni dei giornalisti. Chissà cosa gli sarà passato per la testa, dopo che proprio lui era stato coinvolto nell'incidente fatale del romagnolo. Quel che è certo è che qualcuno ha pensato che Valentino stesse immaginando un ritiro. Secca la smentita di Alessio Salucci, l'amico del pilota di Tavullia che lo segue in tutte le gare come assistente da sempre. "Per quelli che lo chiedono, Vale non sta pensando assolutamente di smettere. Mi dispiace che girino queste notizie false in momenti così - si legge in un messaggio su Twitter -. Le speculazioni sull'idea che Valentino avesse pensato di chiudere in anticipo la sua carriera sono false".
E Rossi sta tornando in Italia viaggiando sullo stesso aereo che trasporta la salma di Simoncelli, con il papà di Marco e la Kate, la fidanzata. L'arrivo è previsto martedì alle 06:05 all'aeroporto di Fiumicino. Ci saranno anche Gianni Petrucci e Raffaele Pagnozzi ad accogliere la salma di Marco Simoncelli proveniente dalla Malesia. Il presidente e il segretario generale del Coni, in rappresentanza dello sport italiano, tributeranno l'ultimo saluto al pilota scomparso tragicamente ieri nel corso
del secondo giro del Gp di Malesia. A Fiumicino ci sarà anche il presidente della Federazione motociclistica italiana Paolo Sesti.

Aspetti positivi della vecchiaia (livello 2) (da latino a italiano)

Il motivo che più tormenta e rende inquieta la nostra vecchiaia è l'avvicinamento della morte. Ma la morte o deve essere completamente disprezzata, se spegne del tutto l'animo, o anche cercata, se lo conduce in qualche luogo dove sia destinato a essere eterno. Chi invece è tanto stolto, per quanto sia giovane, da avere per certo di vivere fino alla vecchiaia? Qual è dunque codesta accusa rivolta alla vecchiaia, dal momento che vedete che essa ha in comune ciò con l'adolescenza? E il giovane spera di vivere a lungo: ma spera scioccamente. Che cosa infatti è più stolto di dare per certe le cose incerte e per vere le cose false? Il vecchio, al contrario, certamente non ha speranza; la sua condizione è migliore di quella del giovane, in quanto, poichè quello spera, questo lo segue di conseguenza; l'uno spera di vivere a lungo, l'altro ha vissuto a lungo. Certamente passano le ore, i giorni, i mesi e gli anni, e il passato non ritorna mai, nè conosciamo il futuro; dobbiamo tutti essere felici del tempo, che è dato a ciascuno per vivere.

[Cicerone]

venerdì 21 ottobre 2011

La carriera politica di Catone ( livello 1) ( versione da latino a italiano)

Marco Catone, nato nel municipio di Tusculo, da adolescente, prima di entrare nella vita politica, visse nella Sabina, poichè qui possedeva un podere abbandonato ereditato dal padre. Su esortazione di Lucio Valerio Flacco, che ebbe come collega in consolato e in censura, come Marco Perpenna è solito narrare, da quel luogo si trasferì a Roma ed iniziò a entrare nella vita politica. Dapprima prestò servizio militare per diciassette anni. Sotto il consolato di Quinto Fabio e Marco Claudio fu tribuno dei soldati in Sicilia. Appena tornò da quel luogo, seguì l'accampamento di Caio Claudio Nerone, e molto fu valutato il suo impiego nella battaglia presso Sena, nella quale Asdrubale, fratello di Annibale, rimase ucciso. Toccò in sorte come questore sotto iol consolato di Publio Africano, con il quale non andò mai d'accordo per tutta la vita. Fu eletto edile con Caio Elvio dalla plebe ( vlore di dativo o ablativo?). Ottene la carica di pretore nella provincia della Sardegna, dalla quale aveva condotto il poeta Quinto Ennio, la qual cosa stimiamo non di meno di un qualsiasi importantissimo trionfo sardo.

[Nepote]

Enea, Virgilio e l'Eneide

Fin dalle prime battute, di Enea, l'eroe che dà il nome al poema epico virgiliano, viene mostrato principalmente il lato umano, il suo essere esule, fuggiasco, solo e travagliato. Egli, il "pius" per eccellenza, l'uomo rispettoso dei vincoli divini e della Patria, appare lo strumento utilizzato per la provvidenziale fondazione di Roma, secondo Virgilio già scritta e stabilita dal Fato. Enea non è quindi l'eroe individuale che combatte per fama e gloria, alla stregua di Achille e Odisseo, bensì l'uomo destinato a fondare la stirpe romana. Il suo essere completamente in mano al destino lo rende un burattino, un fantoccio del quale si prevedono le mosse; ma è inevitabile che sia così: L'Eneide ha come scopo, d'altronde, quello di celebrare la grandezza e la potenza di Roma. Freddo, distaccato, debole, finisce per sembrare privo di carattere ed egli stesso preoccupato dalle sventure che dovrà affrontare per raggiungere il Lazio; la prima volta che viene nominato, chiede grazia agli dei e si dispera di non essere caduto in battaglia, completamente terrorizzato dalla tempesta che perversa intorno a lui. L'epiteto che subito Virgilio gli assegna è "pius": è proprio per questa sua sottomissione "morale" nei confronti degli dei e del Fato, che rappresenta il mezzo per la fondazione di Roma, l'uomo "sfruttato" per il bene di tutti. Sappiamo che Virgilio si distacca dal modello omerica nella rappresentazione di Enea, e anche nel pensiero che ha per le divinità fa lo stesso: con fare angosciato il poeta si chiede perchè gli dei possano
accanirsi su persone pie, umili e valorose come Enea (Tali nell'animo dei celesti le ire?). Potrebbe essero questo uno stratagemma utilizzato da Virgilio per rafforzare e consolidare la "pietas" di Enea?

Francesco Garamanti